Ho avuto la mia prima connessione a Internet otto anni fa e ricordo che già allora ero inconsapevolmente incuriosito dall’aspetto sociologico del mondo telematico che stavo scoprendo. Durante la mia adolescenza sono stato un’internauta famelico: ho letto molte storie, ho passato molti pomeriggi e molte sere a discorrere con italiani e stranieri, e ho appreso un’infinità di drammi e di speranze multimediali. Oggigiorno la mia curiosità adolescenziale è svanita e per questo motivo discuto poco e con pochissime persone, nonostante io sia connesso abbastanza spesso. Credo che Internet, nel suo aspetto nazionalpopolare, non sia altro che un amplificatore per certi elementi latenti che accomunano molte personalità . Trovo che questa rete eterea rappresenti perfettamente il mondo e i suoi bisogni. La più grande rete del mondo raccoglie ogni giorno la ricerca atavica del sesso e la ricerca altrettanto ancestrale dell’amore, la corsa alla pecunia, l’esasperazione del fanatismo religioso e politico, e la ricerca di una qualsiasi panacea; allo stesso tempo la rete delle reti adorna il proprio flusso di dati con pubblicità atte a creare bisogni e a proporre soluzioni fallaci a problemi antichi quanto l’umanità . È stato scritto molto riguardo a questa rivoluzione telematica e le mie parole sono solo le brevi impressioni di chi ha visto e continua a vedere l’evoluzione dei costumi dettata in parte dalla tecnologia. Penso che alcune persone si sentano protette davanti a un monitor e ritengo che alcune di esse siano convinte di risolvere i propri problemi con una falsa identità virtuale. Un mezzo di telecomunicazione veloce e capillare come Internet può aituare la vita, ma non può sostituirla; questa rete non è il succedaneo informatico dell’uomo. Per me le parole hanno poco peso ed è per questo che non riesco a dare molta importanza a un luogo come Internet che si basa su comandi e sintassi invisibili, ma questo non vuol dire che io non riesca a valorizzare certe persone. Conservo con piacere le storie di D., di A., di V., di B., di C. e di altre persone che in passato mi hanno intrattenuto con i racconti, più o meno veritieri, delle loro vite.