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Figlio mio!

Oh figlio mio, tu devi capirmi; non posso metterti al mondo, non posso ingravidare un’aspirante madre, non posso prestare servizio alla maternità per nove mesi. Vedi figliolo, sono nato nella metà degli anni ottanta e per me la procreazione è una tradizione anacronistica. Perché vuoi nascere? La vita non è sempre divertente e alle volte può ridursi a una lotta senza fine per sopravvivere. Secondo me non dovresti reclamare il tuo diritto alla vita, ma intendiamoci, questa è solo la mia opinione. Vuoi davvero sopportare l’isterismo dei tuoi simili? Vuoi davvero sbucciarti le gambe vicino a uno scivolo? Vuoi davvero battere il capo contro il muro per un paio di equazioni irrisolvibili con la mente infatuata? Vuoi davvero annoiarti con le avance dei pervertiti? Vuoi davvero restare una sera a piegare un tovagliolo, da solo, al tavolo del ristorante abbandonato da Venere? Accidenti figlio mio, o sei tremendamente stupido o vuoi veramente vivere. Comunque sappi, caro figliuolo, che non sarò io a prenotarti il grembo. Comprendo le tue aspirazioni fetali, ma io sono a malapena un figlio e non me la sento di diventare un padre biologico né un padre ecclesiastico. Inoltre, figlio mio, tu mi costeresti assai: denaro per pannolini e giocattoli, altri soldi per le spese scolastiche e sportive, e alla fine, forse, mi ritroverei a staccare assegni a una squadra di avvocati per farti difendere dalle accuse di possesso di droga. Eh, la paternità non mi si addice. Per me sarebbe molto difficile assistere all’elefantiasi ventrale di una mia ipotetica compagna senza vomitare a ogni piè sospinto. Spero che tu capisca le mie ragioni, figlio mio: non sarai aborto né nascituro. Mi sarebbe piaciuto lasciarti in eredità il mio ozio, ma questo non accadrà perché tu non vedrai la luce.

Francesco

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