Mi fai incazzare perché tenti di contagiare il mondo con il tuo pessimismo bubbonico. Ogni tanto ti sento pronunciare frasi simili: “Non bisogna aspettarsi nulla dalla vita”, “Al mondo ognuno pensa a sé” e “La vita fa schifo”. Ehi faccia di culo, il fatto che la tua vita sia una porcheria non ti autorizza a minare le speranze degli altri. Vivi di citazioni di Schopenhauer e speri di convincere le persone a seguire la tua visione decadente della vita per alleviare le tue sofferenze esistenziali. Sai schifoso ammasso di melodrammi, talvolta gli esseri umani riescono a mescolare un’ampia dose di felicità nell’alchimia della propria esistenza. Anche la mia vita non è un granché, ma evito di attentare all’integrità della speranza altrui. Non mi aspetto un cazzo dal futuro e non nutro speranze perché questo è il mio modo di pormi, ma non cerco di imporlo a nessuno. Fatti furbo coglione, perché i proseliti della tua parola di tristezza prima o poi ti abbandoneranno e rincorreranno il soffio vitale che spira su questa palla di terra rotante. Tu non sei discriminato, non sei sfortunato, non sei perseguitato: sei semplicemente un vittimista che esaspera i toni delle difficoltà che tutti si trovano ad affrontare durante la propria esistenza. Nevvero che è dura mettersi in gioco brutto frignone? È abbastanza comodo il ruolo di intellettuale dannato o vuoi che qualcuno ti porti un altro cuscino di giustificazioni insulse? Ti conosco: tenti di dare un’accezione artistica alla banalità della tua trasgressione, ma prenderlo in culo e pippare coca non ti conferirà nessuna laurea del cazzo ad honorem. Sono solo un segaiolo su un binario morto e conosco alcune delle meraviglie di ‘sto mondo nonostante non le abbia mai toccate con le falangi della mia interiorità . Trovo che il pessimismo cronico sia la più infima forma di protezione dalla realtà , un meccanismo di difesa adatto ad alcuni adolescenti con il trip dell’esoterismo che tentanto di conformarsi a un anticonformismo stereotipato e omologato dai media. La propria personalità non è sempre granché, spesso non conferisce carisma e passa indifferente agli occhi delle persone, ma credo che sia l’unica prolunga capace di toccare la felicità . Non è sempre facile fare i conti con i propri imbarazzi, con le proprie paure, con i propri errori e con i propri limiti, ma non vedo scorciatoie valide e i tutti i percorsi alternativi mi sembrano diretti verso un dirupo esistenziale. Pezzo di merda, puoi continuare a darti ragione, ma i fatti parlano un altro linguaggio che non può essere udito da chi finge di non sentire. Il mio è un “tu” generale, mi rivolgo alla figura ipotetica di un interlocutore nella quale spero che si rispecchino e si offendano i promotori delle visioni cupe.