Sono tornato a casa un’ora fa. Stamane ho effettuato la mia dodicesima guida e nel primo pomeriggio ho percorso nove chilometri a piedi: il sole non ha mai smesso di cuocere il mio neurocranio per tutta la durata del cammino. Appena tornato a casa mi sono fatto una doccia fredda e ho mangiato un po’ di yogurt e due kiwi: credo che più tardi farò una cacata abbastanza ingente. Sono un po’ stanco e mi sento particolarmente dolce. Qualche notte fa ho sognato una ragazza che non vedo da dieci anni. Lei è una bionda nata due anni dopo di me e ultimamente ricorre spesso nei miei sogni. Mi chiedo cosa si nasconda nel mio inconscio e mi domando se la mia amica d’infanzia, che mi fa visita nel sonno, si sia tinta i capelli. Lei si chiama I. e se oggi la incontrassi probabilmente non la riconoscerei. A proposito di iniziali: J. sta svanendo dalla mia mente e credo che le ragioni siano imputabili alla staticità del nostro dialogo. Mi sento bene fisicamente e interiormente, nonostante la mancanza cronica di una reciproca intesa pregna di complicità. Nelle prossime ore ozierò. Conlcudo queste parole con l’ascolto delle rime yankee di Cam’ron sull’album “Purple Maze”.
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