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Rimasugli notturni

Sono le tre di notte e il mio sonno è ancora latitante. Sto ascoltando Franco Battiato, uno dei pochi musicanti italiani che le mie orecchie riescono ad apprezzare. Mi ritrovo perfettamente in questo passaggio: “Si sente il bisogno di una propria evoluzione, sganciata dalle regole comuni”. Il tempo ha fatto sbiadire le mie aspirazioni verso J. e credo che sia giusto così. Ora non ho più nessuno a cui pensare prima di addormentarmi, perciò ricorrerò alla mia fantasia per addolcire la fioritura del sonno. Mi ritengo molto fortunato per la mia capacità di alleviare le mie mancanze con la fantasia senza perdere il contatto con la realtà. Talvolta utilizzare eccessivamente la fantasia può portare a uno stato di estraniazione dalla realtà, ma questo non è il mio caso. Le fantasie sono solo palliativi e la vera cura per la realtà risiede nella concretezza. Quando mi sento particolarmente solo provo un grande senso di affetto per l’intera umanità. Mi piacerebbe sorvolare i cieli del globo terrestre con un B-52 per bombardare ogni nazione con capsule di felicità. Vorrei tagliare la corda di ogni aspirante suicida, vorrei essere la terapia per ogni male, vorrei essere il candeggio per ogni panno sporco e vorrei assumere la forma di una banconota da cinquecento euro per un padre di famiglia cassintegrato. Credo che alla mia esistenza manchi ancora molta strada per raggiungere l’orizzonte rarefatto della gioia e in parte ne sono contento perché mi piace camminare accanto a lei. Penso che la vita sia una cosa stupenda, anche quando sembra un lungo rettilineo senza svolte. Ogni giorno può avvenire una grande rivoluzione personale. Per me la società è come un grande campo di battaglia dove ogni individuo cerca di sconfiggere i suoi limiti per raggiungere uno stato di appagamento corrispondente alla propria sensibilità. Come in ogni guerra molti non ce la fanno e questo purtroppo è inevitabile. Morirò al fronte o tornerò a casa? Sono quasi le quattro e sono pronto ad addormentarmi con un sorriso.

Francesco

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