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Merce di scambio

Sono passate molte lune da quando ho accettato di barattare le mie ambizioni di felicità per un coma di quarant’anni. Mi allettava e mi spaventava l’idea di trascorrere quattro decadi in un profondo stato di incoscienza e di risvegliarmi con la sensazione di aver dormito solo otto ore. Ormai sono un sessantenne flaccido e il mio stato comatoso è terminato. Adesso voglio diventare invisibile per recarmi tra le mura domestiche di tutte le persone che hanno transitato per il boulevard della mia vita. Voglio vedere l’evoluzione di ogni singolo viso e conoscere lo stato d’animo di ognuno. Probabilmente perderò molto tempo a documentarmi sui divorzi, le tragedie, le nascite e le speranze perdute del mio coacervo sociale. Forse i miei occhi vedranno visi coriacei e rughe attraversate a guado dall’incapacità di lambire la felicità. Sono quasi certo che per le strade del mio paese troverò qualche palazzo in più e qualche sorriso in meno. La prima visita sarà per J. e per i suoi capelli non più biondi; chissà com’è diventata, chissà se è ancora viva. Il mio corpo ha sessant’anni, ma le lancette del mio orologio psichico segnano ancora ventun’anni. So che le complicazioni avute in questi decenni non mi permetteranno di vivere a lungo, quindi devo sbrigarmi. È tutto così bizzarro: mi chiedo se esistano ancora gli scritti del mio blog risalenti al 2006. Merda, oggi è davvero il 27 aprile del 2046. È passato così tanto tempo. C’è un settimanale sul mio comodino, sulla sua copertina campeggiano le ipotesi sull’inizio della nuova era energetica e il sunto dell’età del petrolio. Devo imitare quel cabarettista biblico di Lazzaro: appena la mia volontà mi darà l’ordine, io mi alzerò e camminerò.

Francesco

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