Ho passato qualche ora nella capitale senza fare nulla di particolare. Non sono riuscito a incontrare Bogdan, la nostra logistica non è stata efficiente. Ho mangiato un boccone in un fast food nel quale ho assistito a una breve lite tra un vecchio e il padrone del locale. Ho dato in pasto al mio apparato digerente un hamburger con formaggio chiamato devil cheese e un calzone con le verdure. Molti odori, molte facce, molti idiomi diversi; insomma, il classico menù di ogni grande città cosmopolita. Ho avuto il piacere d’intrattenermi con lo smog, l’afa, il traffico irruento e le bancarelle dei singalesi. Non sono mancate le richieste di alcune mendicanti zingare e di altri iscritti all’albo degli accattoni. Insomma, la solita routine della metropoli. Le mie gambe hanno macinato alcuni chilometri senza chiedere nulla in cambio. Spero che i miei capelli ricrescano presto per evitare che il mio cranio si arda a causa dei raggi solari. È trascorsa un’altra giornata e ne sono contento. Non ho ancora digerito la carne di gatto spacciata per hamburger, quindi stasera non mangerò.
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