È una sera tranquilla. Le luci dei locali sono accese e non hanno intenzione di spegnersi presto. Dalla mia finestra riesco a sentire le voci delle persone e il rumore dei loro passi. Talvolta sento il suono provocante di un tacco, altre volte odo il passo pesante di un anfibio. Mi piace chi cammina lentamente. Spesso vedo delle persone con le ali ai piedi e una croce al collo, ma raramente riesco a scorgere dei cherubini tra loro. Probabilmente mi addormenterò prima di mezzanotte. Sono già insonnolito, ma non voglio mettermi subito sotto il lenzuolo, preferisco rimanere sveglio a non fare nulla. Mia madre si sta preparando per uscire: evidentemente i nostri ruoli sono stati invertiti nella notte dei tempi. Non mi attende una notte brava né una notte in bianco. Ho un po’ di h2o e tanta stanchezza ingiustificata. Farò zapping, leggerò, mi farò una sega o mi getterò a letto con l’intento di addormentarmi il più presto possibile? La risposta si trova nell’arco delle prossime due ore. Mi piacerebbe avere accanto a me centosettanta centimetri femminili con i quali guardare un film tra effusioni tenere e semplici. L’ozio è un amico maldestro, ogni tanto fa cadere le mie giornate nell’inerzia più totale. Oggi ho trascorso due ore a radermi il cranio. A qualcuno sembrerò un membro degli Hare Krishna, a qualcun altro un naziskin. Tra qualche giorno farò una fotografia del mio nuovo look cranico.
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