Stamane la primavera ha deciso d’imporsi con prepotenza. Non c’è nemmeno una nube in cielo e il sole ne approffita per illuminare tutto ciò che vede. Quest’oggi alcune vedove andranno a sostituire i crisantemi che sono di stanza sulle tombe dei loro mariti. Mi piacerebbe passeggiare in un grande cimitero con la mia ragazza (quale?). Non voglio che la mia salma assista a una messa di requiem. Non voglio essere sepolto, ma desidero essere cremato. Da piccolo ero intimorito dal camposanto e mi cacavo in mano ogni volta che mi recavo tra i loculi con i miei genitori. Ricordo che le foto dei defunti mi osservavano sempre con superbia e che le date della nascita e della morte di ogni cristiano erano messe in risalto dai giochi di luce provocati dalle giornate soleggiate durante le quali ero costretto a seguire mio padre e mia madre. Mi chiedo cosa accadrà al mio corpo quando sarà esanime. Una volta, a Grosseto, in Via Mameli, ho visto un vecchio steso sulle strisce pedonali: era appena stato investito da un furgoncino. Per me quella mattina è stata l’unica occasione nella quale osservare un cadavere senza i filtri degli schermi televisivi o delle pagine di cronaca. La sagoma del vegliardo non mi fece molta impressione, ma mi colpì la facilità con la quale è possibile passare dal mistero della vita all’incognita della morte. Spero che sia ancora lontano il mio turno per staccare un biglietto di sola andata per l’obitorio. Voglio campare per secoli.