Escono bolle di sapone gigantesche dalle finestre degli orfanotrofi. Una luce magenta illumina le cripte mai scoperte dai miei contemporanei. Le lapidi si ribellano alla propria funzione funebre e iniziano a sorridere senza preoccuparsi dell’indignazione dei parenti in lutto. Per le strade marciano colonne di cani randagi tenuti al guinzaglio da un esercito di manichini scioperanti provenienti dalle boutique. Un bambino dispettoso accende e spegne l’interruttore delle ventiquattro ore: ora è notte, ora è giorno. Uomini monchi fanno irruzione nelle chiese dell’intero globo, si siedono davanti agli organi e iniziano tutti a suonare all’unisono la stessa melodia mai sentita prima. Le siringhe di ogni zona periferica si riempiono da sole con una soluzione a base di panacea e attendono l’arrivo dei malati di AIDS o dei loro gerenti. Le banconote chiavano tra loro e si moltiplicano di nascosto nelle tasche di chi ne abbisogna. Vecchi orologiai si alzano dalle loro tombe e incominciano, con attenzione certosina, a riparare gli ingranaggi delle speranze frantumate dalla noncuranza del tempo. La fatica issa bandiera bianca e si arrende alle nuove regole.