4
Mar

Beltà proibita

Pubblicato sabato 4 Marzo 2006 alle 03:52 da Francesco

Spesso immobile nella sua stanza, tra poster consumati e cosmetici. Restava davanti allo specchio per ore, parlava con il suo riflesso e spesso non rispondeva alle chiamate sul suo cellulare. Era una delle tante veneri che popolano la Terra, l’affittuaria di una bellezza modesta che il tempo si sarebbe ripreso. La sua beltà era volgare perché ricoperta da vesti tessute con l’inganno e la perfidia. La sua innocua malvagità non era altro che l’espressione compassionevole del suo terrore di vivere. Nascondeva sé stessa dietro il rimmel, ma sapeva che non sarebbe mai fuggita dalla realtà ed era conscia di rimandare l’inevitabile. Temeva i sentimenti puri per paura di perdere una parte di sé stessa e non riusciva più a sfiorare ciò che, ancora prima di diventare menarca, aveva costellato le pareti dei suoi sogni. Elena era stata colpita dalla vita con alcune delusioni e non riusciva ad accettare il dolore di quelle percosse morali che tutti subiscono vita natural durante. La sua intelligenza era offuscata dai rancori latenti e dalle frustrazioni, dalle occasioni perse e dall’accettazione della resa all’indifferenza. Non poteva amare nessuno perché non amava sé stessa, spesso si trincerava dietro un falso vittimismo, altre volte sfoggiava l’arroganza di chi sa controllare le deboli menti di giovani infatuati. Le mura di ogni città, per quanto recenti possano essere, hanno già visto bilioni di volte le scene melodrammatiche di amore scialbo ed effimera disperazione a cui lei prendeva parte. La felicità di ogni generazione paga un dazio umano ed Elena, come tante altre baccanti illuse, era parte del compenso dovuto alla tristezza, nonostane ella si sentisse venerata e desiderata. Un’altra vittima, un’altra fiammella spenta da una corrente di eventi. Costei rifiutava di abbandonare la sua maschera perché aveva subito sulla propria carne le ustioni di una personalità vera, cristallina e fragile. La sua paura era più grande di ogni suo desiderio e il suo stoicismo era praticamente nullo. Ogni tentativo di liberare le sue aspirazioni era stroncato dalla fanteria delle sue inbizioni, ogni evasione dalla sua gabbia interiore non aveva mai sorpassato la soglia di sopportazione del dolore. Tutto taceva dentro Elena, l’acustica della sua intimità permetteva solo il propagarsi di falsi echi rassicuranti e le grida, i latrati, i gemiti della vera Elena si perdevano nelle valli del vuoto senza fine. Sono vecchio. Elena è morta da alcuni anni, ma in realtà è deceduta molto prima. Un occhio attento può leggere l’epitaffio invisibile sulla sua lapide: “In illo tempore persi me stessa perché mi fermai dinanzi a un muro invisibile”.

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3
Mar

Il battesimo del fuoco

Pubblicato venerdì 3 Marzo 2006 alle 08:21 da Francesco

È buio, e lungo le arterie di Bologna scorrono gli abitanti della notte. Tra le file dell’esercito notturno si trova anche Franciszek, un ragazzo polacco di ventidue anni, un tipo di poche parole con alle spalle una tragica infanzia trascorsa nella periferia di Varsavia. Un autobus fuori servizio passa davanti alla penombra delle vetrine e porta via con sé lo sguardo di alcuni ragazzi del quartiere Saragozza. Franciszek cammina lentamente, tiene il capo chino e cerca di combattere l’ipotermia mentre la zip del suo bomber scandisce ogni passo. Non ha una casa, ma non ha mai problemi a trovare un posto dove dormire perché conosce così minuziosamente la città da essere in grado di redigere un nuovo piano regolatore. I manichini di un negozio di abbigliamento osservano la strada con superbia, gli odori di un panificio occupano l’etere e la sirena di un’ambulanza guaisce nelle vicinanze. L’aria è gelida. C’è un bar ancora aperto e davanti ad esso è parcheggiata una gazzella dei Carabinieri con il motore accesso. Franciszek si avvicina all’auto dei militari, un brivido freddo lo trapassa non appena si accorge che non c’è nessuno a bordo della vettura, indugia un attimo, sfugge allo sguardo dei due carabinieri che si trovano all’interno del bar, e si decide ad aprire lo sportello sinistro per mettersi alla guida della volante. Una sgommata veloce lascia che l’odore evanescente dei pneumatici si unisca all’incredulità dei due agenti e all’aroma delle loro tazzine di caffè Lavazza. Franciszek accende la sirena, risponde con imprecazioni polacche alle comunicazioni via radio, guida veloce lungo le strade bolognesi e sorride perché sa che sta rischiando la propria vita. Un primo semaforo rosso non blocca la sua folle corsa e nemmeno un secondo stop riesce a placare il pieveloce fuori legge. Non gli rimane molto tempo per divertirsi, perciò si rattrista come un bimbo che sa di dover rimettere a posto le cose del padre prima che esso rincasi. Franciszek ferma la volante sul marciapiede, apre lo sportello sinistro con un calcio e corre via ridendo, tra gli sguardi esterrefatti di vecchi clochard e le luci accecanti dei lampioni. Un vecchio orologio è fermo, ma per puro caso la posizione immobile delle sue lancette segna l’ora esatta, ovvero le quattro di notte. L’udito del ladro polacco capta i lamenti delle prime volanti, ma non c’è pericolo, l’oscurità dei giardini pubblici garantisce l’immunità da ogni ricerca. Franciszek si fa offrire un po’ di acqua da una fontanella e pensa ai prossimi movimenti. Conosce un posto dove dormire che si trova nelle vicinanze, un palazzo in costruzione tra il quartiere Reno e il Saragozza. Per lui non si annuncia solo la fine della notte, ma anche la conclusione del suo battesimo del fuoco. Franciszek ha deciso, nella tenebra del terzo giorno di marzo, di sfidare la legalità e di vivere come un folle ronin del Giappone feudale. Il giovane polacco è atteso dalle prove della moralità urbana e dalla confusione di un’esistenza al limite della schizofrenia.

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3
Mar

Prophilax

Pubblicato venerdì 3 Marzo 2006 alle 02:17 da Francesco
Sono un fan dei Prophilax nonostante la mia verginità.
Prophilax
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2
Mar

Giovedì sonnolento

Pubblicato giovedì 2 Marzo 2006 alle 12:09 da Francesco

Ho deciso di tornare a dormire di notte e a svegliarmi di giorno, ma per attuare questo cambiamento devo restare sveglio fino a stasera. Non so cosa fare e non mi va di comprare un orologio da osservare fino all’ora di cena, perciò scrivo per dare una spinta ai minuti pachidermici che occupano la strada per il mio nuovo sonno. Quest’oggi il mio pranzo prenderà la forma di un po’ di riso condito con gli scampi e di alcuni mandarini. Mi sono ridotto ad illustrare ciò che mi appresto a deglutire perché al momento non ho argomenti migliori. Ho voglia di scrivere, ma non ho contenuti da esporre. In queste righe stendo il mio vuoto come una fila di panni bagnati, lascio che si asciughi e ogni volta spero di non doverlo riprendere. Anche oggi ho bisogno di qualcosa che mi scaldi; non servono termosifoni né timidi raggi solari, occorre solo un sentimiento nuevo.

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1
Mar

Liquido seminale

Pubblicato mercoledì 1 Marzo 2006 alle 23:42 da Francesco

Mi sento più leggero grazie alla sega che mi sono appena fatto. Per me la masturbazione è indispensabile perché rappresenta, al momento, la mia unica possibilità di dare sfogo ai miei istinti sessuali. Durante la mia adolescenza ho vissuto la masturbazione come un intenso piacere quotidiano, mentre oggi la vivo come un bisogno giornaliero. Quando mi svuoto le palle sento una sensazione rigenerante che alleggerisce il peso di ogni rara preoccupazione che riesce a sconfinare nel mio intimo. La masturbazione è una tela sulla quale schizzare i colori della propria immaginazione erotica, un coacervo di sensazioni uniche e il succedaneo per chi, come me, non ha mai avuto la possibilità di chiavare. Devo essere innamorato per fare sesso e fino ad oggi non lo sono mai stato. In quasi ventidue anni ho assaporato soltanto il gusto acre dell’infatuazione. Non sono un moralista e come ripeto aborro ogni religione, ma nella sfera della mia inimità l’amore e il sesso sono inscindibili. Si è fatto tardi e per me è tempo di uscire a correre.

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1
Mar

Giorni di marzo

Pubblicato mercoledì 1 Marzo 2006 alle 06:38 da Francesco

Marzo è bisessuale perché si tiene stretto alla virilità dell’inverno e allo stesso tempo si concede alle vanità della primavera. Mi piace questo mese perché mi ricorda i tempi della scuola media. Mi chiedo cosa accadrà nel corso dei prossimi trentuno giorni, mi domando se la mia vita continuerà su una rotta incerta o se riuscirò a vedere la terra, seppure in lontananza. Sono un po’ affatticato, ma mi sento bene, l’allenamento mi appaga e come ho scritto in precedenza, mi permette di sfogarmi. Alla mia destra ho una tazza di thè alla mela; vorrei bere tutto d’un fiato, ma la temperatura dell’acqua mi concede solo sorsi fugaci. Il giorno sta iniziando mentre le mie ore di veglia stanno giungendo alla fine. Anche oggi mi sveglierò durante il tardo pomeriggio e ripeterò il repertorio di fatica che sono abituato ad eseguire da alcuni giorni: correre, vogare, flettere e alzare. Concludo con la speranza di gridare quanto segue: «Terra, terra!».

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1
Mar

Nuove sfumature

Pubblicato mercoledì 1 Marzo 2006 alle 00:08 da Francesco

Ho passato le ultime due ore a divertirmi con il restyling di queste pagine virtuali. Tra poco uscirò per la mia consueta corsa notturna e quando tornerò mi dedicherò ai pesi. Il mio corpo è già in salute e l’allenamento che sto seguendo non è altro che una modesta forma di arte naif; voglio scolpire la mia carne e pubblicare un mio nudo. Il mio è un gesto narcisistico, ma anche un espediente per trascorrere tutto il tempo che ho a disposizione. Concludo questo breve scritto e vado a scaldarmi.

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