Tendo ad abusare dell’ironia. Tratto con ilarità la morte, le malattie, i drammi personali, l’inibizione comunicativa della persone e ogni altro argomento che di solito riesce a scuotere le corde della sensibilità umana. Ironizzo molto su me stesso e sul mio vuoto emozionale che mi obbliga a massaggiarmi lo scroto. Per me la scrittura è catartica, mi purifica, ma ultimamente mi sono accorto che queste righe rappresentano anche la masturbazione del mio intelletto. Potrei scrivere queste parole sulle pareti dei cessi di una stazione ferroviaria e per me continuerebbero ad avere la stessa valenza masturbatoria. Provo un’attrazione morbosa verso la verità e alcune volte tendo a rincorrerla anche quando essa risulta dannosa per i miei interessi. Sono attratto dall’amore e non smetterò mai di sottolinearlo. La mia visione dell’amore non è fiabesca, ma ha sicuramente una grande componente di romanticismo moderno. Non smetterò mai di ripeterlo a me stesso: non sono un tipo adatto ai flirt con le pin-up provinciali, il mio assetto sentimentale mi permette solo storie a lungo termine. In quasi ventidue anni non ho mai avuto una flirt né una storia durevole: il mio cuore è vergine come il mio uccello. Alcune volte mia madre mi taccia di insensibilità perché dileggio la morte, forse prossima, di mia nonna. Non riesco a pormi in modo serioso nei confronti della morte perché da piccolo ho imparato a esorcizzarla. Forse assumerò un tono più serio se incontrerò qualcuno a cui mi legherò veramente. Non provo affetto per nessuno dei miei pochi familiari e non ho mai nascosto loro questa verità. Sono in grado di provare affetto e di amare, ne sono certo, ma per me non basta un legame sanguigno a giustificare sentimenti così profondi. Provo un po’ di bene per mia madre, ma credo che buona parte di questo lieve sentimento positivo nei confronti della mia genetrice derivi dal complesso di Edipo. In questa fase della mia vita non sento il bisogno dell’amicizia, nonostante io sappia relazionarmi con gli altri e mantenere legami solidi. Non ho mai avuto un legame solido e non ho mai amato, ma asserisco di essere in grado di fare entrambe le cose: sono abbastanza onesto con me stesso per sapere che è così. A me farebbe comodo comportarmi come la tipica persona incazzata con il mondo, ma non ho bisogno di un’ennessima maschera perché ho lasciato da tempo il palcoscenico delle cazzate. Sono un ragazzo tranquillo con un bagaglio di delusioni né più grande né più piccolo di quello di tanti altri. Purtroppo non ho collezionato abbastanza eventi spiacevoli per professarmi vittimista, la mia raccolta di punti esistenziali mi permette unicamente di desiderare un’analisi oggettiva della mia vita, anche quando tale analisi mi infastidisce o lede il mio narcisismo. Vivo con scioltezza e faccio surf sul vuoto in attesa che finisca l’onda del nulla per stendermi sulle sabbie di una prima, e spero unica, passione. Certe volte cado nel tranello della banalità della malinconia e rimango assuefatto dal suo aroma emotivo: per fortuna riesco a liberarmi sempre più spesso, e con grande facilità, delle tentazioni depressive. Non è sempre facile rimanere razionali e allo stesso tempo coltivare sensazioni che hanno poco a che fare con la ragione, ma credo che riuscire a mantenere un equilibrio, tra l’altro crescente, per la maggior parte del proprio tempo, sia un ottimo risultato. Sono convinto che la ragione e il sentimento non devono essere scissi, ma devono essere dosati opportunamente per dare vita a un’alchimia corretta.
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