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Il pugno di ferro della noia giovanile

Per le strade di Marsiglia si aggiravano quattro balordi con il trip di Arancia Meccanica. I quattro giovani erano soliti inneggiare alla violenza gratuita e alla droga sintetizzata. Non è ancora il momento di parlare di loro. Un vecchio marsigliese di nome Henry era chiuso nel suo appartamento ed era intrappolato nel proprio lutto a causa della morte della moglie. Nella sua testa echeggiavano le parole di padre Antoine: “Cenere alla cenere, polvere alla polvere”. La sua Marie amava gli animali e ogni giorno portava del cibo ai cani e ai gatti della sua via. Il futuro aveva in serbo anni di solitudine e pasti freddi per la fase crepuscolare di Henry. Erano le sette di sera, il cielo di Marsiglia iniziava a tingersi di nero e le lampade incominciavano a verniciare le finestre dei palazzi con un giallore tenue. Henry decise di uscire per raggiungere il bar dove sovente aveva speso i suoi anni migliori e molti guadagni del suo lavoro di imbianchino. Raggiunse l’entrata del bar e notò, con dispiacere, che era chiuso. Non volle tornare a casa, perciò iniziò a fare lo slalom tra i lampioni, spinto dai ricordi della giovinezza e dai baci ventenni della sua Marie che proprio quel pomeriggio era andata a riposarsi due metri sottoterra. Alla sua destra vi era una lunga fila di panchine e su ognuna di esse si notavano scritte di speranza, di rabbia e d’amore fatte con i pennarelli. In terra, tra la ghiaia, c’erano piccoli tesori del consumismo: qualche lattina deformata di Coca-Cola, mozziconi di sigarette, fazzoletti arrotolati, tappi e buste di plastica. Alcuni pezzi di vetro verde, presenti sulla pavimentazione, giocavano con le luci dei lampioni e proiettavano i propri riflessi nelle retine di chi osava fissarli. Un quadrupede irruppe tra le gambe di Henry ed egli, in ricordo di sua moglie, lo osservò con malinconia e poi gli allungò uno snack alle nocciole sul palato. Prese ad accarezzare il pelo maculato dell’animale, si intenerì e decise di portare il cane con sé. Cambio inquadratura e inizio un primo piano del gruppo di quattro giovani che ho accennato all’inizio. Non ricordo i loro nomi, ma ricordo le loro facce: butterate, iniettate di sangue e devastate dall’abuso di alcol. I quattro si aggiravano per le strade di Marsiglia, a bordo di una Renault Clio, in cerca di vittime. Erano dediti ai pestaggi gratuiti e alle rapine dei passanti. Provenivano tutti da famiglie bianche e agiate. Adoravano praticare il razzismo e lanciavano grida e insulti contro i maghrebini. Tre di loro, una volta, scesero dall’auto per pestare un tunisino che aveva risposto ai loro insulti: il tunisino fu pestato a sangue e la sua ragazza fu spogliata e presa a calci nel ventre senza che nessuno intervenisse. I tre tornarono in macchina, l’autista fece marcia indietro e uno dei quattro giovani si sporse dallo sportello, sputò in faccia al tunisino e poi diede l’ordine di ripartire velocemente tra l’indifferenza dei passanti. Episodi analoghi erano all’ordine del giorno per questi squadristi transalpini. I quattro riabbiosi a bordo della Clio notarono la pesante figura di Henry e decisero di dare sfogo al loro sadismo; incominciarono a coprirlo di insulti, senza che lui reagisse. Henry era un uomo nero di sessantacinque anni, con pochi capelli bianchi e una pancia gonfia. I quattro s’incazzarono perché le loro parole non avevano effetto. Fermarono l’auto e tutta la quadriglia scese per dilettarsi in una pratica più antica della prostituzione: la sopraffazione del più debole. “Faccia di culo, dammi quel cane di merda”, esordì uno dei balordi. Henry rispose con un mugito e non disse una parola. “Dì un po’ vecchio, vuoi farmi incazzare?” continuò lo stesso ragazzo. A un tratto uno dei quattro fece un gesto improvviso e strappò il cane dalla stretta di Henry. L’anziano tentò di ribellarsi, ma due del gruppo lo colpirono e lo costrinsero a restare con la faccia sul selciato. Un terzo esponente della gang rideva e fumava, mentre il quarto ragazzo teneva il proprio piede sulla testa del cane. Henry guardava il cucciolo ed era straziato dal guaito dell’animale. Il cane guaì sempre più forte e smise quando la sua testa venne completamente schiacciata dal piede del ragazzo. “Vaffanculo, mi sono macchiato” disse il giovane omicida del cane che poi si tolse gli stivali sporchi di sangue per lanciarli contro la faccia di Henry. Lo spettatore del gruppo disse: “Andiamo a guardare i quarti di finali della Champions League, ho scommesso trenta euro su quella cazzo di partita”. I quattro risalirono in macchina e tutto continuò come non si era mai interrotto.

Francesco

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