Mi sono alzato dal letto alle tre e mezzo di pomeriggio e al mio risveglio sono stato accolto da una giornata piovosa. Continua tuttora a piovere. Sono nella mia stanza e come al solito ascolto un po’ di musica. Oggi il compito di ritmare i miei minuti è affidato al sax di Wayne Shorter e al basso di Marcus Miller. Ho letto qualche trafiletto della cronaca quotidiana e ho notato che anche oggi è tutto nella norma: vendette trasversali, colpi d’arma da fuoco, battibecchi politici, nuovi culi in mostra e strade bloccate dal traffico. Sono seduto davanti al monitor, indosso una maglietta bianca dell’Adidas e un paio di pantaloncini, sorseggio dell’acqua naturale dalla bottiglia e penso a cosa potrei fare nelle ore a venire. La mia quiete ha molte facce e io le adoro tutte. Talvolta si mostra a me una pacatezza inquietante che emana un odore sgradevole di vuoto, altre volte il viso della mia flemma è l’incarnazione del riposo. Esistono molti aspetti della mia vita solipsistica e talvolta faccio fatica a tenere testa a tutte queste sfaccettature. Ogni giorno cresce in me la convinzione che solo un duetto può mettere in scena lo spettacolo armonioso della felicità. Ho scoperto che a breve distanza dalla mia abitazione esiste una casa chiusa. Nell’ultimo periodo ho notato una notevole proliferazione di mignotte e credo che sia normale: gli istinti chiamano e il denaro risponde. Tempo fa ho ipotizzato di andare con una prostituta per assaporare un po’ di affetto artificiale, ma poi mi sono ripromesso di non farlo perché non mi piacciono le vie di mezzo in ambito sentimentale. Se devo solo svuotarmi i coglioni lo posso fare da solo. Attorno a me sento spesso visioni maschilistiche e apparentemente virili riguardo alla relazione tra i sessi e non solo da parte degli uomini. Per me la copulazione fine a sé stessa è un atto naturale, ma non riesco ad accettarla senza la presenza di un collante sentimentale. Wayne Shorter continua a esaltarsi in “Pandora Awakened”, mentre io mi appresto a sforzare il mio corpo.
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