Per me il basso di Marcus Miller rappresenta il concetto di groove. È incredibile cosa possa creare questo polistrumentista di New York. Un gigante nero di Brooklyn che a ventidue anni ha prodotto Miles Davis. Ieri sera, dopo una sega, mi sono guardato un suo concerto e ho raggiunto il vero orgasmo a ogni suo slap. Mi dispiace non possedere una cultura musicale da musicista per apprezzare con più cognizione certi virtuosismi tecnici. Durante la mia adolescenza sono stato accompagnato dalle sonorità dell’hard rock e del death, black, power e heavy metal. In questa stagione della mia vita sono il jazz fusion, l’hip hop e il grindcore a comporre la colonna sonora delle mie giornate. Amo la violenza distorta dei Napalm Death, così come adoro l’irrazionalità di Miles Davis, il flow di Talib Kweli, dei Lords of the Underground, di Sticky Fingaz, le melodie progressive metal dei Fates Warning, l’isterismo dei Led Zeppelin, gli assoli di Joe Satriani, i beat di Premier e la sperimentazione di Allan Holdsworth. Esistono troppi nomi da citare. Credo che la musica sia la più grande invenzione empatica creata dall’essere umano e sono felice di esserne assuefatto, nonostante il mio ruolo sia quello di mero ascoltatore.
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