Sono a favore dell’eutanasia. Purtroppo nella mia nazione la pratica della morte dolce è illegale. Credo che l’Italia sia lontana dalla condizione di stato laico e da un sano processo di secolarizzazione. Le mani oscure del Vaticano sembrano gestire i fili della politica tricolore quando essa si trova a legiferare su questioni care alla Santa Sede. Penso che l’influenza cattolica, a mio avviso di matrice medioevale, talvolta riesca a suggellare anche le menti di coloro che si professano atei o addirittura anticlericali. Perché non sono libero di decidere se, a seguito del grave decorso di una patologia, morire o continuare con l’accanimento terapeutico? Un fedele ovviamente non ricorrerebbe mai all’eutanasia, dunque non vedo perché negare, a chi come me non ha fede in nessun mito religioso, la possibilità di decidere sulla propria sorte. A me sembra evidente che il diniego dell’eutanasia abbia radici nella triste tradizione parrocchiale di menti ristrette e retrograde. Vorrei che fosse ridimensionato il ruolo della religione nel mondo. Capisco l’importanza di questa istituzione per tutte quelle persone che hanno bisogno di rassicurazioni celeri sulla vita e sulla morte, ma queste raccolte di fandonie metafisiche non dovrebbero condizionare la libertà individuale di chi non le accetta e vuole continuare a non accettarle. Ovviamente chi ha denaro può decidere del proprio destino con un volo low cost per l’Olanda, mentre chi non può spendere cartamoneta per assicurasi un semplice diritto è costretto al supplizio inflitto dall’atroce ingerenza religiosa che governa sopra la ragione. Per fortuna ogni cosa ha una genesi e una fine: un giorno i simboli oggi considerati sacri verranno studiati sui libri di storia come feticci di un popolo ignorante.
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