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Impatto serale

Un auto con a bordo quattro ragazzi si è schiantata presso una strada della mia provincia. Un incidente mortale per l’autista, un mio coetaneo, un impatto serale come ne avvengono tanti sulle corsie italiane. Non riesco a fingere di essere dispiaciuto. Inoltre non ho molto rispetto per il lutto perché vivo la morte come un fenomeno naturale, anche quando essa si presenta senza avvisare. Ogni giorno molte vite vengono troncate e credo che questa non sia altro che selezione naturale. Qualche riga più sotto parlo di finto cinismo, ma io non fingo insensibilità nei confronti del decesso, posseggo semplicemente un altro modo di rapportarmi al termine dell’esistenza umana. Mi intimorisce la morte, ma allo stesso tempo mi eccita perché la vedo come un possibile punto di svolta o come la cessazione di ogni cognizione. Io non ho fede in alcuna religione, ma non nego la possibilità di un’altra forma di vita dopo la morte perché non ho elementi per confutare questa ipotesi. Non credo ai poteri medianici né alla spiritualità, così come non credo a chi esclude a priori la possibilità di continuare la propria esistenza dopo la scomparsa fisica. Attendo la risposta cercando di valorizzare le ore della mia vita e rincorrendo un sentimento immortale che è solito fuggire da me. In questo momento immagino il macabro spettacolo di un incidente stradale: lamiere deformate che penetrano la cute e sfregiano alcune ossa, sangue arterioso espulso dal corpo come il getto caldo di un geyser, flashback che illuminano la psiche, i lamenti delle sirene e i rantoli dei moribondi. Oggi è una bella giornata, il sole è alto e splendente: complimenti a tutti coloro che sono ancora vita.

Francesco

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