Circa tre anni fa un uomo freddò la sua ex moglie davanti al duomo di Orbetello, a trecento metri da casa mia. Le sparò un colpo in faccia e si diede alla fuga verso Porto Ercole. Fu arrestato, processato e condannato. È disarmante come lettere dolci possano trasformarsi in un semplice numero di pronto intervento: 113. Una donna un tempo madre e moglie si è ritrovata in un corpo senza vita tra rivoli di sangue. Anche oggi è stato commesso un uxoricidio in quel di Monza. La passione è un’arma a doppio taglio in mano a milioni di persone senza porto d’armi. La gelosia e la rabbia formano un cocktail drogato che altera la percezione della realtà e mette in moto i meccanismi più selvaggi della natura umana. Credo che il delitto passionale sia un sigillo ineluttabile che l’omicida mette sulla propria vittima per legarla a sé. Ogni giorno i lettori della cronaca quotidiana fanno incetta di molestie, stupri, privazioni e di altre storie di degrado sociale. Troppo spesso l’uomo usa il cazzo al posto delle facoltà intellettive. Vivo in un mare di merda come altri sei miliardi e mezzo di persone, ma ogni giorno trovo sempre qualche motivo per sorridere.
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