Non sostengo nessuna fazione politica e mi sono sempre astenuto dal voto elettorale a causa della mancanza di qualcuno che mi rappresenti. Ieri Milano è stata teatro di scontri tra i cosiddetti “autonomi” e le forze di polizia. Mi attrae la guerriglia urbana perché la immagino come una grande fonte adrenergica. Caschi come elmetti, sassi come proiettili partigiani, trincee formate da automobili, scooter e cassonetti, divise blu da una parte e blue jeans dall’altra. Scoppi, fumate nere, odori acri, incitamenti e minacce. Una follia controllata che riporta l’homo sapiens allo stato brado in mezzo alla flora tossica della giungla urbana. Tafferugli, si chiamano tafferugli le lotte tra i figli del potere legislativo e i nipoti di un disagio sociale atavico. Sono un borghese che non si preoccupa delle motivazioni che stanno alla base degli scontri, mi interessa solo l’aspetto scenografico della rabbia popolare. Probabilmente i miei occhi osservano con sadismo le riprese faziose delle televisioni pubbliche e private. A differenza di tanti altri credo di essere cosciente del mio disinteresse nei confronti delle problematiche sociali e non fingo una preoccupazione ipocrita solo per darmi un tono o per evitare di essere tacciato di qualunquismo. Mi ha madre ha fatto il ’68, io nel 2006 faccio lo spettatore annoiato.