Marzo è bisessuale perché si tiene stretto alla virilità dell’inverno e allo stesso tempo si concede alle vanità della primavera. Mi piace questo mese perché mi ricorda i tempi della scuola media. Mi chiedo cosa accadrà nel corso dei prossimi trentuno giorni, mi domando se la mia vita continuerà su una rotta incerta o se riuscirò a vedere la terra, seppure in lontananza. Sono un po’ affatticato, ma mi sento bene, l’allenamento mi appaga e come ho scritto in precedenza, mi permette di sfogarmi. Alla mia destra ho una tazza di thè alla mela; vorrei bere tutto d’un fiato, ma la temperatura dell’acqua mi concede solo sorsi fugaci. Il giorno sta iniziando mentre le mie ore di veglia stanno giungendo alla fine. Anche oggi mi sveglierò durante il tardo pomeriggio e ripeterò il repertorio di fatica che sono abituato ad eseguire da alcuni giorni: correre, vogare, flettere e alzare. Concludo con la speranza di gridare quanto segue: «Terra, terra!».
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