In questi giorni non faccio altro che correre e alzare pesi. Avverto qualche dolore al collo e alle spalle perché non sono ancora abituato ai nuovi ritmi di allenamento che mi sono imposto. Cerco di incanalare nello sforzo fisico tutta la mia rabbia latente; in psicologia questo processo si chiama sublimazione. Sono stanco e solo, ma riesco ancora a sollevare la testa. Non ho mai mandato SOS di fumo con la nicotina, non ho mai versato il mio senso di vuoto sulle rive dell’alcol, non mi sono mai dilettato con le droghe, non ho mai affidato la mia vita alla follia della religione, non ho mai potuto fare affidamento su amicizie invisibili, non ho avuto un padre benché io non sia orfano e non ho mai conosciuto le dolci cure di una qualsiasi forma d’amore. Trovo che tutta questa negazione sia un’occasione per dimostare a me stesso la mia forza e la mia resistenza. Tutti i rifiuti che ho ricevuto non mi hanno fatto diventare un individualista, ma hanno accresciuto in me la convinzione che occora essere almeno in due per rasentare la felicità . So che esistono sentimenti splendidi e non sarà certo una diffusa ritualità , che accetta solo il lato carnale e d’interesse di ogni situazione, a convincermi del contrario.