Non ho responsabilità, non ho impegni, non ho orari da rispettare né persone a cui rendere conto. Non faccio un cazzo dalla mattina alla sera, ho molto tempo a mia disposizione e pochi modi per impiegarlo. Ogni giorno ho un enorme surplus di ore. Alla luce di tutto questo credo di potermi definire libero. C’è un problema: cosa me ne faccio di cotanta libertà? Voglio delle catene, ma non troppo strette: voglio essere schiavo della passione e di tutti gli eventi che gravitano attorno a questa creazione invisibile degli esseri umani. L’abbdondanza di libertà è stata un’ottima palestra per temprare il mio carattere, ma è arrivato il momento di liberarmene. Penso che passare tutta la propria esistenza ai confini della libertà sia la massima espressione di nichilismo: non credo che ne valga pena. Aspetto la mia grande occasione senza certezze di consegna. Se fossi nato in India, tra le mura di una fatiscente fabbrica di palloni, non la penserei allo stesso modo; ovvio, no?
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