Oggi, primo febbraio, mi pongo una domanda: i prossimi ventotto giorni saranno tutti identici? Mi risponderò il primo di marzo. Le mie giornate trascorrono veloci, alcune volte velocissime. Credo che raggiungerò i sessant’anni (sempre che io non muoia prima) senza accorgermene, e forse senza qualcos’altro. La mia vita fluisce oziosamente, senza che io sappia come controbattere alla futilità del mio dolce far niente. Posso fare qualsiasi cosa, ma invece non faccio nulla; è paradossale. Forse sto aspettando un’occasione giusta, il momento adatto, l’attimo in cui recitare “carpe diem”. So che oggi, primo febbraio, trascorrerò le mie ore come le ho trascorse durante il trentuno di gennaio. L’alienazione non fa bene, la sconsiglio vivamente.
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