24
Mar

Remoti luoghi, pensieri prossimi

   

Pubblicato lunedì 24 Marzo 2025 alle 17:02 da Francesco

Non amo i visi lunghi nel duplice significato dell’espressione e anche a quest’ultima mi riferisco nella sua doppia accezione, ovvero quella facciale e di veicolo semantico. Cosa resta dei giorni che furono? Forse le macerie che uno vuole farne a seconda della propria indole: è una sorta di arredamento per terremotati. Guardo dentro di me e fuori di me, però non mi capita mai di sbirciare attraverso il buco della serratura come insegna qualche vecchio b-movie e poi, anche se volessi farlo non ne avrei modo, difatti trovo soltanto porte aperte che aggettano su stanze vuote. Le chiavi posso fonderle insieme per farne un’unica cosa inutile o, in alternativa, posso nasconderle sotto il tappeto insieme alla polvere di stelle.
C’è qualcosa di bello e trascurabile nell’alba di cui talora sono il giovane o tardo testimone (dipende dai ritmi circadiani). Sovente scendo dal letto col piede giusto e forse l’altro si adegua al socio per non creare conflitti, però suppongo che i due si agiterebbero e finirebbero per venire alle mani se io provassi a ballare il flamenco. I più si muovono a tempo della danza macabra e io stesso lo faccio, ma esistono anche altri ritmi e figure diverse, forse persino più fatali: l’oltretomba lo immagino come una serata latinoamericana e per questa ragione, una volta dismesso il mio attuale corpo, spero di recarmi altrove. Ogni tanto mi chiedo cosa succeda a milioni di anni luce di distanza dal punto in cui mi trovo. Vi sono grandezze e realtà di cui la mia immaginazione non può fabbricare neanche la parvenza di un accenno.

Categorie: Parole |

20
Mar

Gli anomali giorni del quieto vivere

   

Pubblicato giovedì 20 Marzo 2025 alle 02:28 da Francesco

Mi avvalgo della facoltà di respirare, ma secondo i crismi del pranayama. Non ho le farfalle nello stomaco e di norma preferisco che gli insetti volino in aperta campagna o nei giardini in fiore: il mio non è un atto discriminatorio. In passato ho sperato che certe premesse superassero il loro status, ma il loro unico sorpasso è avvenuto contromano in un frontale con la realtà dei fatti. Sono in grado di leggere una fine annunciata negli altrui entusiasmi, come se d’un film potessi indovinare l’epilogo dal suo titolo. Io doppio soltanto me stesso, anche perché altro non m’è dato fare.
Vivo negli spazi adiacenti al presente perché in questo periodo ho la sensazione che i miei giorni superino i limiti di velocità, ma non ho prove certe per inchiodare le ore a una staticità a cui, in ogni caso, nulla né nessuno può relegarle. Non colonizzo l’altrui attenzione e mi limito a regnare nel mio orticello, dove comodo sedo su un torno di sedani. Coltivo ortaggi e passioni solipsistiche perché non è male far di necessità virtù e poi, fatto trenta, far trentuno vien da sé, in particolare nell’atto di unire l’utile al dilettevole.
Le occasioni perse si sono perse da sole e non hanno avuto l’accortezza di lasciare molliche lungo il cammino: forse il loro destino era nel food delivery. Sarà il momento o il tenore di queste parole, però mi torna in mente un passaggio di “This must be the place”, film di Paolo Sorrentino, nel quale il protagonista dice: “Lo sai qual è il vero problema, Rachel? Passiamo senza neanche farci caso dall’età in cui si dice ‘un giorno farò cosi…’ all’età in cui si dice ‘è andata così…'”.

Categorie: Parole |

12
Mar

Armatevi e partite

   

Pubblicato mercoledì 12 Marzo 2025 alle 22:05 da Francesco

Preferisco un sano pragmatismo alla maggior parte di convinzioni ideologiche, dunque non è per l’astratto concetto di pace se credo che il piano di riarmo europeo sia il frutto avvelenato di menti malate. A suo tempo la Grecia, la quale aveva certamente delle colpe, non ricevette subito l’aiuto necessario per sostenere le proprie finanze e fu costretta a misure draconiane da un piano di rientro che si tradusse in macelleria sociale: all’epoca, nelle stime più pessimiste, sarebbe bastato un prestito pari a un terzo della cifra oggi prospettata per i futuri armamenti.
I maggiori partiti italiani hanno sostenuto il riarmo seppur in misura diversa, tuttavia questa larga convergenza dimostra come votare non serva a una sega giacché, in un sistema rappresentativo, le idiozie sfiorano spesso l’unanimità: questo, insieme alla pigrizia, è uno dei motivi per cui non mi reco a un seggio elettorale da dodici anni. Per mia fortuna non ho né voglio figli e quindi, in una certa misura, posso sbattermene le palle di tutto ciò. Mi diverte come la propaganda europea sia pari a quella russa, né più né meno: ognuno tira l’acqua al proprio mulino, a costo di affogarcisi.
Io non combatterei mai la guerra di altri e se ci fosse la coscrizione diventerei un disertore. Potrei ammazzare qualcuno se fossi costretto a difendermi, ma non andrei mai a sparare contro degli sconosciuti per onorare una bandierina o il nome su una carta geografica.
Secondo me certi slanci novecenteschi sono oggi anacronistici. In larga parte non esistono più le patrie, ma soltanto nazioni che sono gestite come aziende, luoghi dall’identità in caduta libera in cui la retorica del passato non può attecchire come succedeva una volta: è nell’ordine delle cose poiché le cose stesse mutano e nulla resta statico.
In ogni caso all’amor patrio preferirò sempre l’amor proprio.

Categorie: Parole |

Parole chiave: ,

1
Mar

Nulla di cui dolersi

   

Pubblicato sabato 1 Marzo 2025 alle 02:23 da Francesco

Muovo verso le idi di marzo senza una ragione valida per chiamarle tali. Certi miei risvegli sono arricchiti dalla netta sensazione dell’avanguardia primaverile. Non sono il figlio di una stagione prediletta né io ne ho mai adottata una, ma certi anni ne preferisco alcune ad altre. Gli eventi si portano da casa le parole per descrivere sé stessi, come se dovessero fare un pranzo al sacco o un’ultima cena, perciò non occorre che io faccia servizio al tavolo od offici una messa di suffragio. Il nome delle cose non sostituisce le cose stesse e sovente neanche le indica.
Sono in procinto di concludere certe attività e d’iniziarne altre, tutte autoreferenziali come al solito, ma il termine delle une e il battesimo delle altre non hanno la simmetria di un cerchio perfetto: quest’ultima la trovo a prescindere da quanto si compia o sia ancora incompiuto. Pare che gli esami non finiscano mai, ma anche i lavori sono sempre in corso, specialmente quando s’intendano nel senso della fisica classica.
Le singole realizzazioni sono epifenomeni e hanno nessi causali che io non pongo a fondamento di alcunché. Ciò che accade, accade e non potrebbe essere altrimenti: da una certa prospettiva tutto può apparire pleonastico. Non lascio dietro di me briciole fataliste, inoltre, anche se tutto fosse già scritto, mancherebbe sempre una piena adesione al testo. I defunti interpretano alla lettera la lettera morta.  Talvolta alle circostanze manca una creanza che non è loro propria, perciò possono presentarsi senza che nulla e nessuno le annunci, all’insaputa delle precauzioni di rito e clandestine rispetto a ogni calcolo. Non si può controllare tutto e questo lo sa bene chiunque sia partito con una flatulenza e l’abbia vista liquefarsi in diarrea. La materia è materia e la merda non è da meno.

Categorie: Parole |

19
Feb

Né affetto né affettati

   

Pubblicato mercoledì 19 Febbraio 2025 alle 21:05 da Francesco

Ci sono dei giorni in cui l’abbraccio di una principessa mi farebbe proprio comodo, o almeno una sua occhiata, una sua parola sincera, un suo libero e conciliante pensiero nei miei confronti, ma anche se mi capitasse una cosa del genere non avrei di che ricambiare: sulla mia testa non giace una corona e dentro di me non ci sono meriti specifici. Ho una grande autostima, però non arrivo al punto di farle prevaricare il principio di realtà. Mi piace vedere le cose al loro posto, anche quando un posto non ce l’hanno.
Queste mie sensazioni di mancanza sono occasionali e naturali, spontanei effetti del vivere umano, perciò non le nego né le nascondo giacché, se così facessi, mentirei spudoratamente alle mie introspezioni ed esse verrebbero meno alla loro funzione. Non ho niente da condividere e quindi non posso aspettarmi alcunché da chicchessia, ma ogni tanto avverto lo stesso l’entità dell’assenza, come se fosse un vuoto d’aria in alta quota: per fortuna non precipito e continuo il volo come se nulla fosse (ed è), altrimenti chissà che dolore! Non conosco l’affetto e da sette anni neppure gli affettati, però campo bene anche senza carne né carni.
Evidentemente ho nostalgia di qualcosa che non ho mai provato né vissuto e mi chiedo se quei moti risalgano a una vita precedente o se invece originino dal retaggio dei miei antenati: un’ipotesi non esclude l’altra. Vivo perlopiù rilassato e altrove rispetto a certe necessità: la sublimazione fa le veci della reciprocità emotiva e dell’erotismo, la masturbazione invece assolve i compiti biologici che scaturiscono dalle pulsioni. Sic et simpliciter!

Categorie: Intimità, Parole |

10
Feb

Gli insegnamenti di don Juan di Carlos Castaneda

   

Pubblicato lunedì 10 Febbraio 2025 alle 07:17 da Francesco

A me viene da ridere immaginando qualcuno che, a seguito di certe letture, si sia intossicato con la datura in maldestre emulazioni. Dopo la pubblicazione de “I dolori del giovane Werther” vi furono molti suicidi in Europa, ma di certo la colpa non fu di Goethe né della sua penna.
Ai resoconti di Castaneda non concedo alcuna fondatezza, per me sono degli sviluppi fantasiosi e speculativi che trassero ispirazione dagli studi antropologici in cui lo stesso Castaneda era coinvolto, nondimeno la loro fruizione per me non è stata vana e mi ha fornito un quadro più preciso su un personaggio controverso che non avevo compulsato a dovere.
Io non ho mai fatto uso di droghe (neppure di quelle legali, ovvero tabacco e alcol) perché le considero il rifugio dei coglioni, inoltre ho un disprezzo viscerale nei confronti dei tossici, perciò mi ripugna l’idea di allargare le percezioni e lo stato di coscienza tramite l’uso di sostanze improprie, ma Castaneda scrive proprio di questo ancorché egli lo articoli secondo le pratiche del suo maestro, don Juan, e sulla scorta di una presunta tradizione sapienziale.
Vi è un preciso assetto gerarchico alla base di tutto: nella preparazione dei rituali, nel ruolo dei cosiddetti alleati o poteri (la datura inoxia, il peyote e lo psylocibe) e nelle esperienze che ne derivano. A me hanno destato particolare interesse le regole di convalida per la realtà ordinaria e per quella non ordinaria, ma un approfondimento di questo aspetto immagino che richieda la lettura dei volumi successivi, ossia un investimento di tempo del quale non sono ancora certo.

Categorie: Immagini, Letture, Parole |

Parole chiave: , , , ,

2
Feb

Risvolti positivi

   

Pubblicato domenica 2 Febbraio 2025 alle 00:09 da Francesco

Il mio anno è cominciato nel migliore dei modi e spero che tale andamento si perpetui nei mesi venturi. Non contesto nulla all’attuale realtà che mi arride, non v’è nessun reclamo di cui debba far presente i piani alti né i bassifondi e provo un senso di gratitudine per il quale non v’è destinatario: di ciò mi rallegro così tanto da compiacermi per il mio stesso compiacimento.
Tempo fa, precisamente alle idi dell’ultimo maggio, presi a studiare una questione stimolante di cui intravidi un certo potenziale, ma solo poche settimane or sono, dopo plurimi fallimenti, ho cominciato a raccattare i frutti dei miei entusiastici sforzi. La svolta per me è avvenuta quando alla faccenda in esame ho riservato un approccio deterministico, invero tutt’altro che intuitivo, in luogo di un’impostazione stocastica.
Mi sento il pioniere di una terra tutta mia, l’avventuriero e il cartografo di confini che spero mi consentano presto di allargarne altri, però in ragione di quest’impresa non trascuro le mie storiche passioni, tra cui una delle più importanti è e rimane la corsa. Nei miei allenamenti ho ridotto il volume di chilometri per ragioni di tempo, ma ho aumentato l’intensità per compensare l’accorciamento delle distanze. Lo scorso anno ho partecipato soltanto a maratona e a una garetta locale, ma ho comunque macinato 3601 chilometri a una media annuale di 4’09” al chilometro: nel mese appena conclusosi, gennaio, ho incamerato 230 chilometri a una media mensile di 3’55” al chilometro. Insomma, sono sempre attivo su più fronti e la mia fronte non ha di fronte a sé un’altra fronte, perciò di me posso dire che io sia sfrontato.

Categorie: Parole |

Parole chiave: , ,

18
Gen

Affluenti di coscienza

   

Pubblicato sabato 18 Gennaio 2025 alle 01:38 da Francesco

Assimilatomi al tempo corrente, ne guardo assorto gli istanti che riesco a catturarne. Implicite nel loro dispiegarsi, azioni mie ed estranee vanno planando verso gli unici punti contro cui possono sbattere. Forse i bambini si aggrappano alle inferriate per giocare, gli adulti invece fanno altrettanto perché il gioco è venuto loro meno: l’ipotesi è attendibile nella sua somma vaghezza e si addice all’inconcludenza per la quale non agisco né progetto.
Pernotto sotto il tetto del mondo, ma per praticità ne uso anche un altro che poggia su quattro pareti: sono coperto due volte e non possiedo la vergogna da usare come terzo strato né come stato d’animo. Dopo il quarto potere si trova il quinto elemento e poi, il sesto senso che lo segue, viene intuito da chi già ne disponga. La selezione all’ingresso può avvenire secondo i crismi di un locale alla moda o in osservanza ai parametri di un gulag, anch’esso all’ultimo grido.
I loschi scambi di parole rendono sempre incomplete le rispettive collezioni: doppioni su doppioni mentre l’idea del presente, de facto, viene doppiata dalla velocità con la quale si accorciano i telomeri. Se avessi consigli da dispensare ci aprirei una rivendita autorizzata dal buonsenso: invero vorrei che venissero erogati da dei distributori automatici per rendere possibile la mia assenza e farne un pregio. Metto a verbale cose che non sono mai state dette, come se frequentassi l’asilo e avessi una divisa da sporcare. Credo che le libere associazioni siano sovente legate a dei princìpi, perciò si trova sempre un ancoraggio laddove non ci siano scuse che tengano. A volte, quando qualcuno si rivolge a qualcun altro, è come se gli si rivoltasse. Si può immaginare cosa certuni immaginino, perciò certe astrazioni hanno qualcosa in comune con le litografie dozzinali. Le imperfezioni fanno parte del pacchetto perché lo rendono incompleto.

Categorie: Parole |

Parole chiave: , ,

8
Gen

Peppermint Candy di Lee Chang-dong

   

Pubblicato mercoledì 8 Gennaio 2025 alle 20:50 da Francesco

Per i miei gusti la perfezione può raggiungere una sua compiutezza anche nella settima arte e trovo che Peppermint Candy ne sia un fulgido esempio. Secondo me si tratta d’un film esente da difetti, ma credo che tra i suoi punti di forza emerga soprattutto la recitazione titanica di Sol Kyung-gu, difatti tanto nelle inquadrature più larghe quanto in quelle più strette, quindi con il linguaggio dell’intero corpo o con la mimica facciale, il protagonista a mio parere ha una resa magnetica ed equilibrata: in lui non v’è mai nulla di troppo a parte la vita e in questo eccesso rinvengo l’essenza del racconto.
La regia aggiunge poesia a poesia e mi dà l’impressione che non lasci nulla al caso neanche nei momenti di raccordo. Uno dei miei passaggi preferiti consiste nell’uso della camera fissa su un parabrezza battuto dalla pioggia, quando il volto del protagonista appare come un mosaico grazie alle luci: questo artificio non se l’è inventato Lee Chang-dong, però lui vi è ricorso con il tempismo implicito nella sua maestria. Gli interventi della colonna sonora sono essenziali e a mio parere mettono in risalto l’escamotage con cui il racconto viene inframmezzato, ovvero mentre accompagnano le soggettive di un treno che procede placido in uno scenario bucolico: questi momenti stridono con il treno delle scene iniziali, forse lo stesso, il quale procede a grande velocità mentre il protagonista gli si offre con tutto il corpo. La narrazione non è canonica, non procede dall’inizio né entra in media res, bensì principia dalla fine e quindi la storia di Kim Yong-ho è un nastro che si riavvolge: questa andatura a ritroso per me è un valore aggiunto in quanto, ricostruendola, sottolinea gli aspetti e le cause della tragedia umana di cui è latrice. Non v’è un effetto sorpresa, ma soltanto la nostalgica cronaca di una felicità che è sempre mancata o s’è fatta sfuggente.

Categorie: Cinema, Immagini, Parole |

Parole chiave: , , , , , , , ,

1
Gen

Il segno del comando

   

Pubblicato mercoledì 1 Gennaio 2025 alle 21:14 da Francesco

Oggi ho corso venti chilometri in poco meno di un’ora e venti minuti: fuori non spirava un alito di vento e in me non c’era perturbazione alcuna. Ho intenzione di gareggiare di nuovo, ma solo a fronte di una forma fisica che mi consenta di fare dei buoni tempi, altrimenti continuerò ad allenarmi per rimanere in salute e per giocare con il cronometro.
Si è rivelato buono l’inizio del corrente anno, ma non posso fornirmi garanzie per i tempi venturi. La mia prassi è sempre la stessa e, stando alle cronache nazionali e internazionali, mi pare che anche quella del mondo non presenti cambiamenti di sorta. Si sostituiscono i numeri sui calendari per confermarne altri di diversa natura.
Avverto una nuova e accresciuta sicurezza in me, intendo superiore al solito e più intensa delle precedenti, perciò al momento non ospito dubbi e al contempo non escludo che possano arrivarne in seguito: per adesso non ho ricevuto prenotazioni e non me ne aspetto.
Se mi guardo attorno vedo precipizi ovunque, come se mi trovassi su un crinale, ma il colpo d’occhio è meraviglioso e io non sono tipo da farne uno di testa: mi trovo in quota senza protezioni e devo solo stare attento a non mettere male i piedi. Non so se valga anche per altri, immagino di sì, ma per me ogni cosa e ogni evento sono anzitutto cause ed effetti di precisi equilibri: occorre concentrazione e io cerco di coltivarla anche nelle piccole cose, o almeno ci provo.
Mi alletta il futuro prossimo e non vedo l’ora che diventi un passato della stessa risma affinché possa misurarne l’impatto. C’è sempre qualcosa che bolle in pentola, ma di sicuro non sono io: non mi appartiene il ruolo di vittima sacrificale. Non ho alleati, ma soltanto orde di entusiasmi che attendono il segno del comando: oltre all’equilibrio anche il tempismo è capitale e forse il secondo è già implicito nel primo.

Categorie: Parole |